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Divario stipendi tra Nord e Sud


Dati sul divario stipendi tra Nord e Sud


Il lavoro al Sud viene pagato fino all’11% in meno rispetto la media nazionale.

Niente di nuovo sotto il Sole: il nostro paese è da sempre spaccato in due sia dal punto di vista sociale che lavorativo.

Il Nord Italia è da sempre considerato il motore trainante dell’economia italiana, ma è anche vero che al Sud a parità di lavoro si viene pagati di meno.

Quanto? Ce lo dicono i dati dell’Eurostat, dell’INPS, dell’ISTAT e dell’Osservatorio delle Politiche di Genere.

Il reddito medio annuo pro capite nel Nord Italia tocca i 31.000€, seguito dai circa 29.000€ del Centro e dai circa 26.000€ del Sud e delle Isole. Una differenza media di ben 5.000€, il 17% in meno.

Queste differenze diventano leggermente più marcate se si analizza il solo settore privato. Al Nord si guadagnano in media 34.000€, contro i 26.000€ del Sud Italia: una differenza del 28% addirittura.

Nonostante un reddito medio più alto, però, è proprio al Nord che il gender gap è maggiore: le donne guadagnano in media 7.800€ in meno degli uomini contro i 6.200€ in meno del Sud Italia.

 

Differenze non solo geografiche


Il rapporto sulle retribuzioni, stilato dalla Odm consulting, analizza in modo più preciso quali sono i vari fattori che influiscono sulla differenza di salario.

Oltre al fattore geografico, troviamo:

·        la posizione ricoperta;

·        la grandezza dell’azienda;

·        il settore in cui opera l’azienda.

Al Sud i dirigenti guadagnano il 9% in meno della media nazionale, i quadri l’11,5% in meno, gli impiegati il 9,3% in meno e gli operai il 6,3% in meno.

Nelle piccole e medie imprese, ogni posizione ricoperta guadagna meno della media nazionale, mentre chi lavora in imprese grandi ha uno stipendio più alto della media.

Ulteriori differenze si hanno in base al settore lavorativo. Per esempio, nel settore finanziario si hanno stipendi più alti della media per quasi tutte le posizioni ricoperte, mentre nel settore dei servizi sono più bassi.

 

Problemi demografici


Un altro grosso macigno che pesa su tutto questo discorso, è il dato demografico. Al Sud Italia, infatti, ci sono più persone in pensione che lavoratori. Inoltre, il dato di disoccupazione al Sud tocca il 20%. Questo significa che sul mercato del lavoro ci sono molti disoccupati e le aziende hanno un potere contrattuale maggiore rispetto a quelle del Nord.

Altro fattore di cui tener conto, è quello del costo della vita. Al Nord si è innescato, già da anni, un meccanismo per cui tutto costa di più, a partire dagli affitti. Di conseguenza le aziende del Nord, per essere più competitive, sono costrette a dover offrire una retribuzione sempre più alta.

 

Potere d’acquisto ridotto


La conseguenza di tutte queste diseguaglianze, sommate anche alle varie crisi dovute a pandemia, aumento dei costi dell’energia e guerre, hanno diminuito di parecchio il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto al Sud.

Infatti, a una forte inflazione, non sono seguiti adeguati aumenti di salari e molte famiglie anche del ceto medio hanno iniziato a fare molte rinunce.

E a nulla servono i mille e più proclami e manovre che dovrebbero vedere il rilancio del Sud Italia: la situazione è ancora critica.

Per questo 2024 si prevede sì un leggero cambio di marcia in positivo, ma rischia di restare una goccia nel deserto: inutile.

La situazione al Sud resta ancora molto critica e, a meno di forti interventi dello Stato o dell’Europa, è destinata solo a peggiorare.

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