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PRIVACY E CONTROLLO DEI DIPENDENTI: UN EQUILIBRIO DIFFICILE


Nell'era digitale, la sfera della privacy è diventata ancor più terreno di battaglia: lo sviluppo della tecnologia, agevolando i controlli a distanza, ha reso più che mai necessario l’aggiornamento della normativa a tutela dei lavoratori, garantendo però il parallelo diritto del datore di lavoro alla tutela dei beni aziendali.

È necessario trovare un equilibrio tra le diverse esigenze:

- da un lato, l’interesse legittimo dei datori di lavoro al monitoraggio dell'attività dei propri dipendenti per garantire efficienza e produttività;

- dall'altro lato, il diritto dei lavoratori al rispetto della riservatezza e della dignità, oltre che della libertà d’espressione.


Come trovare un equilibrio?

GLI INTERESSI IN CAMPO

Diritti e interessi contrapposti, dunque, che necessitano di un bilanciamento: da qui l’esigenza di regolamentare il potere del datore di lavoro, la cui disciplina è principalmente stabilita dallo Statuto dei Lavoratori.

 

La normativa infatti stabilisce limiti rigorosi in questo senso, vietando controlli che ledano diritti inviolabili, guardando con sfavore a ogni tipo di controllo occulto (salvo che ricorrano determinate condizioni) e stabilendo princìpi da rispettare:

 

Principio di necessità: il controllo deve essere necessario, indispensabile, mirato ad un determinato scopo, eccezionale e limitato nel tempo;

Principio di proporzionalità: il sistema di controllo deve risultare proporzionale rispetto allo scopo per cui è adottato; 

Principio di finalità: deve essere volto a garantire la sicurezza aziendale;

Principio di trasparenza: i dipendenti devono essere al corrente dei sistemi di controllo (per esempio in prossimità degli strumenti audiovisivi, dovrà esserci una segnaletica ben visibile che informi della loro presenza);

Principio di sicurezza: i dati devono essere adeguatamente protetti.

Alla luce di tutto ciò, l’installazione di sistemi di sorveglianza può avvenire solo previo accordo sindacale e domanda all’Ispettorato del Lavoro (che dovrà concedere l’autorizzazione).

In caso di mancata autorizzazione, il controllo risulterà illegale e, di conseguenza, inutilizzabile.

                                      

E PER I CONTROLLI DEGLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE?

 

Controllo della posta elettronica: il datore di lavoro può svolgere tale controllo solo per motivi di sicurezza/organizzazione/tutela del patrimonio aziendale; i lavoratori in ogni caso devono essere informati del controllo.

Controllo delle ricerche sul web: il datore non può monitorare la navigazione online dei propri dipendenti, poiché costituirebbe una violazione del diritto alla riservatezza (a meno che non sussista il forte sospetto che il dipendente non svolga il proprio lavoro);

Controllo tramite GPS: in caso di fornitura di auto aziendale, il datore di lavoro non può installare un GPS senza autorizzazione del sindacato o dell'Ispettorato del Lavoro (e solo se motivato da esigenze produttive, assicurative, di sicurezza).

 

In conclusione, la privacy sul posto di lavoro è un tema complesso e delicato: solo attraverso politiche trasparenti, rispetto delle leggi e dialogo aperto con i dipendenti, è possibile trovare un equilibrio che tuteli le esigenze di entrambe le parti.

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