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LICENZIAMENTO COLLETTIVO: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE


Di norma, parlando di licenziamento, ciò a cui si pensa è sempre quello del singolo dipendente.

Il licenziamento individuale, insomma.

Ma se la risoluzione del contratto dovesse riguardare più dipendenti? Allora si parla di licenziamento collettivo.

Ma facciamo un passo indietro.


COS’È IL LICENZIAMENTO COLLETTIVO?

Si tratta di una misura –drastica- che comporta la cessazione del rapporto di lavoro di un significativo numero di dipendenti all'interno di un'azienda (perché possa configurarsi, dunque, il numero di lavoratori deve eccedere una certa soglia stabilita dalla legge)

Si differenzia dal licenziamento individuale –che invece riguarda un singolo lavoratore- per la sua natura “di massa” e per le specifiche procedure che lo regolano.


PRESUPPOSTI NUMERICI E MOTIVI OGGETTIVI

Il licenziamento collettivo si configura quando il datore di lavoro procede – durante una finestra temporale di almeno 120 giorni - a compiere:

·         Un minimo 5 licenziamenti (se l’unità produttiva conta 15 dipendenti o più;

·         Un minimo di 10 licenziamenti (in più unità produttive ubicate nella stessa provincia, ciascuna con più di 15 dipendenti;

·         Un minimo di 20 licenziamenti (in più unità produttive ubicate in province diverse, ciascuna con più di 15 dipendenti).

 

E i motivi?

I motivi oggettivi che giustificano il ricorso a questa drastica misura sono correlati a sostanziali cambiamenti nell’attività aziendale, per esempio:

·        Modifiche significative della struttura dell’azienda (come un’acquisizione);

·        Trasformazione produttiva;

·        Riduzione del personale per qualsivoglia motivo (ad esempio per cessazione di attività).

Perché sia ammissibile, deve esserci un nesso diretto tra tali cambiamenti e il taglio del personale. Inoltre, questo deve essere commisurato all’entità della trasformazione stessa.

 

LA PROCEDURA

Per tutelare quanto più possibile i diritti dei lavoratori coinvolti, deve essere rispettata una specifica procedura suddivisa in diverse fasi:

1)  Comunicazione preventiva alle rappresentanze sindacali dei licenziamenti, inclusi i motivi, i tempi previsti e le persone coinvolte;

2)  Negoziazione tra azienda e le organizzazioni sindacali per delineare regole e criteri per i licenziamenti (ad esempio i criteri di selezione dei dipendenti) o valutare la possibilità di soluzioni alternative (come la ricollocazione interna);

3)  Valutazione ministeriale della legittimità dei licenziamenti (in caso le trattative non conducano a un accordo).

4)  Intimazione dei licenziamenti ai lavoratori selezionati in base ai criteri stabiliti dalla legge (tenendo in considerazione elementi come anzianità di servizio, carichi di famiglia).

5)  Comunicazione al centro per l’impiego.


CHE DIRITTI HA IL LAVORATORE OGGETTO DI LICENZIAMENTO COLLETTIVO?

•      Preavviso: Un periodo di preavviso che varia in base alla anzianità di servizio.

•      Assegno di disoccupazione: Il lavoratore ha diritto all'assegno di disoccupazione NASPI, se ne possiede i requisiti.

 

COME IMPUGNARE UN LICENZIAMENTO COLLETTIVO?

Qualora lo ritenga illegittimo, il lavoratore può impugnare il licenziamento collettivo.

Come?

·         Depositando una lettera di contestazione all’azienda entro 60 giorni dall’intimazione;

·         Nei seguenti 180 giorni deve essere depositato il ricorso in Tribunale o richiedere il tentativo di conciliazione all’Ispettorato Territoriale del lavoro.

In conclusione, il licenziamento collettivo rappresenta una misura drastica da attuare solo in presenza di giustificati motivi oggettivi e nel rispetto delle procedure previste dalla legge.

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