Senza girarci troppo attorno: in Italia la differenza di genere è ancora elevata. Secondo l’E.I.G.E. – l’Istituto Europeo sulla Parità di Genere – l’Italia si piazza al 13esimo posto in Europa con un punteggio al di sotto della media europea di 2 punti.
Questo punteggio tiene conto di diversi fattori:
· occupazione: differenze di accesso all’impiego e a condizioni lavorative buone;
· economia: differenze di retribuzione e di accesso a risorse finanziare (fondi pensionistici, investimenti e altre fonti di guadagno);
· conoscenza: differenze nei titoli di studio e nella formazione professionale;
· tempo: differenza del tempo speso nell’educazione e crescita di figli e nipoti, nella cura della casa e in attività sociali come sport, eventi culturali, eccetera;
· potere: differenza nell’occupazione di ruoli decisionali in ambito politico, economico o aziendale;
· salute: differenza di accesso ai servizi sanitari, di aspettativa di vita assoluta e percepita, capacità di seguire uno stile di vita salutare.
Tanta strada fatta
Dal 2010 l’Italia ha fatto tantissimi passi in avanti per ridurre le differenze di genere, aumentando il proprio punteggio di 15 punti e scalando 8 posizioni nella classifica europea. Questo è sicuramente un dato incoraggiante, nonostante siamo ancora indietro rispetto la media europea.
In poco più di 10 anni è aumentato sensibilmente il numero di donne che si ritrova ad occupare posizioni di rilievo nelle aziende e in politica – la presidente Giorgia Meloni ne è l’esempio – ed è aumentato il tempo che le donne riescono a dedicare alla cura personale, allo sport e alla vita sociale. Ciò è da attribuire anche al fatto che gli uomini iniziano a partecipare attivamente nella gestione e cura della casa e della famiglia.
Tanta strada ancora da fare
Sono ancora tante, però, le diseguaglianze tra uomo e donna in ambito lavorativo.
Le più evidenti riguardano, ovviamente, l’aspetto economico. In media una donna guadagna 2€ l’ora in meno rispetto un uomo, il che si traduce in una media di circa 500€ al mese in meno.
Anche il tasso di occupazione delle donne è nettamente inferiore a quello degli uomini, del 18% circa.
Nonostante l’incremento delle donne nei ruoli di potere, la bilancia pende nettamente a favore degli uomini: il 77,2% dei posti nei consigli di amministrazione è occupato da uomini, così come il 68% dei ruoli da senior management.
Di conseguenza anche il divario salariale pensionistico è enorme: 584€ mensili di media per le donne, contro i 1.014€ degli uomini.
Lo specchio della società
Queste statistiche sono lo specchio di una società che vede le donne faticare ancora a vedere accettato il loro ruolo nel mondo del lavoro.
Ma bisogna tener conto, per esempio, anche dell’enorme divario lavorativo interno che c’è tra Nord e Sud. Così come bisognerebbe tener conto delle poche risorse di cui le famiglie dispongono, della difficoltà di una donna a trovare lavoro se ha intenzione di avere figli, perché avvertite come un peso per le aziende o anche della mancanza di una legge sul salario minimo, che potrebbe aiutare ad appianare le differenze.
C’è ancora molto da fare. Ognuno, nel suo piccolo, può fare la sua parte.
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